Stefano Galieni*
“Solidarietà, Ambiente, Lavoro” tre parole chiare che identificano le ragioni per cui in Veneto si è riusciti a costruire una proposta alternativa, non solo elettorale, allo strapotere del centro destra di Zaia e ad un centro sinistra sovente timido e complice delle politiche neoliberiste. Il simbolo è rosso e verde e campeggia il simbolo che richiama ai due partiti che fanno da architrave al progetto: Rifondazione Comunista e il Partito Comunista Italiano. Candidato alla presidenza della Regione è il nostro segretario regionale Paolo Benvegnù, una vita spesa nelle mobilitazioni in piazza, nelle vertenze per la difesa del lavoro, dei diritti fondamentali, contro il razzismo leghista ma soprattutto per una prospettiva diversa di vita non solo nella propria Regione. Il risultato elettorale sembra già segnato con la vittoria, per l’ennesima volta del leghista Zaia, che sembra restare intaccato dai tanti problemi che cominciano ad emergere nel suo partito di riferimento. Abbiamo parlato del progetto politico della sinistra proprio col candidato presidente, partendo dalla difficoltà di scalfire il sistema di potere leghista.
«Ci sono diverse ragioni per cui Zaia domina. Intanto imperversa, da sempre soprattutto nelle tv locali da sempre, col suo tono rassicurante e vantando risultati. Ed è vero che in Veneto, rispetto alla Lombardia, la pandemia è stata contenuta, ma nelle case di riposo per anziani di contagi, seppur in maniera minore, ce ne sono stati. Ma c’è un punto politico a mio avviso decisivo con cui Zaia dovrà fare i conti. Il modello sociale ed economico veneto si basa su un asse portante determinato da turismo ed esportazione. Un asse che sta crollando. Il centro sinistra ripropone lo stesso modello dando centralità all’impresa, Zaia insiste con l’autonomia differenziata che per il Veneto deve essere, secondo lui, ancora più accentuata. Il Pd sembra poco interessato a contrastare tale approccio e condivide l’impegno per le grandi opere (TAV, Pedemontana, Mose) senza volersi rendere conto di quanto sta accadendo nella regione. Noi pensiamo che una proposta di alternativa passi interrompendo lo sfruttamento intensivo del territorio, dando centralità al lavoro, al reddito universale, alla lotta alla povertà e per i bisogni fondamentali. Mentre tutto taceva abbiamo con coerenza diretto e gestito con Adl Cobas e Asc le uniche lotte di massa vincenti, come per la casa»
Chi fa parte della vostra lista?
«Soprattutto militanti del Prc, del PCI e indipendenti che provengono dalle lotte sociali. La presenza dei partiti è forte perché i partiti sono strumento utile, ma, soprattutto nelle candidature provinciali si sono aggregate con noi persone che abbiamo incontrato nelle lotte. A Vicenza, una inquilina di 70 anni, nonostante l’opposizione della famiglia, ha chiesto di essere messa in lista. Lo ha voluto fare per dare testimonianza. Lei lo fa come inquilina ma altre e altri perché ci siamo opposti strenuamente alla riapertura anzitempo delle fabbriche che non producevano beni essenziali, chi considera insostenibile la gestione dei trasporti in regione, chi ha condiviso radicali lotte ambientali, uomini e donne del mondo della cultura, compagne e compagni impegnati nelle lotte per i diritti civili. La risposta migliore ci è giunta dal mondo del lavoro, da persone che hanno capito che il nostro è un “voto utile” perché il centro sinistra non attua opposizione reale».
Che non considerano sufficienti le proposte del centro sinistra?
«Esatto. Da lì giungono proposte assurde. Con degli esempi surreali. Il candidato presidente del centro sinistra, Lorenzon, ha proposto il taglio dell’1% dei fondi per la sanità da destinare all’acquisto di bus elettrici. Col risultato che figure importanti del Pd hanno preferito sottrarsi alla competizione. I nostri lavorano fuori dalle compatibilità di bilancio e dai ragionamenti liberali. Non basta qualche spolverata green o sui diritti civili per fare la differenza quando poi si ripropone austerità. Questo ci sta facendo raccogliere interesse. Faccio un esempio: la coalizione civica che governa a Padova, non sosterrà in quanto tale il centro sinistra. È una coalizione attraversata da una forte dialettica interna e non vuole spaccarsi su questo posizionamento».
Ma il Veneto continua ad essere relativamente una regione ricca?
«È quello che vogliono far credere fuori. C’erano criticità che in autunno, col crollo dei comparti che portavano lavoro, diventeranno più dirompenti. Già oggi circa il 20% degli abitanti è o in povertà assoluta o si avvicina pericolosamente a quella di povertà relativa. Per questo uno dei punti principali del nostro programma, il reddito di cittadinanza senza condizioni, dà così fastidio ad entrambe le coalizioni avversarie. Noi vogliamo muoverci sul terreno dei diritti, dal centro destra e dal centro sinistra al massimo ci si muove su quello della carità. Quando va bene. Nella campagna elettorale crescerà la polemica fra le due coalizioni ma sarà basata su pochi elementi concreti».
Intanto dovete raccogliere le firme per presentare la lista
«Non avremo problema. Il numero richiesto è inferiore a quello dei compagni e delle compagne che hanno sostenuto lo scorso anno Rifondazione attraverso il 2X1000 col codice L19 (a proposito è necessario crescere), le difficoltà ci sono unicamente per mettere i banchetti o per accedere a uffici comunali e anagrafe (problema Covid). Stiamo cercando di presentare le liste provinciali in luoghi che diano segnale di continuità con le nostre lotte, come nei pressi delle case popolari. Vogliamo che le tv vengano in questi luoghi della Regione».
Un’ultima domanda Paolo: riuscite a ottenere un minimo di visibilità mediatica?
«Per il momento si. L’accesso alle principali testate regionali, soprattutto televisive, Tg3 Rai compreso ci è garantito. Abbiamo avuto una discreta attenzione alla presentazione ufficiale della lista. Poi – e lo dico con un certo orgoglio – da noi il Prc è una forza organizzata che si riconosce e che ha una sua visibilità per cui è difficile ignorarci. Certo stiamo dicendo cose che disturbano tutti e le stesse modalità di composizione delle nostre liste sono un pugno in un occhio. Abbiamo scelto un processo democratico e partecipato e anche questo rompe con una logica dell’antipolitica per cui dove ci sono i partiti non c’è coinvolgimento. Questo messaggio infastidisce molti».
- intervista apparsa sul nazionale