Il piano vaccinale della Regione Veneto, annunciato a dicembre, non decolla. Ancora una volta, la grande eccellenza della sanità veneta, imbarca acqua.
Alla guerra tra le case farmaceutiche per la produzione e la consegna dei vaccini, ha fatto seguito la completa disorganizzazione nella somministrazione dei vaccini stessi.
La pausa estiva, tra la prima e la seconda ondata di diffusione del virus, è stata irresponsabilmente sprecata ed al riacutizzarsi dei contagi, oltre alla nuova ondata di ricoveri in ospedale ed in terapia intensiva, ci siamo trovati nel caos vaccinale.
Il piano predisposto si è dimostrato insufficiente e lacunoso. È mancata una seria analisi del territorio e della popolazione che vi abita. L’informazione approntata non è stata capillare, pressante ed univoca, come sarebbe invece stato necessario e, nello stesso momento, sono state carenti anche le indicazioni e le linee guida date ai medici di base. La predisposizione delle sedi vaccinali è risultata inadeguata e non all’altezza delle necessità. Ben altro risultato si sarebbe potuto raggiungere con l’attivazione di una rete territoriale diffusa, utilizzando e riattivando gli ospedali esistenti ridotti nella loro funzionalità o da poco chiusi.
Certo, senza l’adeguamento del personale necessario, risulta complicato rispondere alle emergenze ma, come si sa, le nozze non si fanno con i fichi secchi. Non era difficile da prevedere che molti anziani non si sarebbero presentati date le difficoltà logistiche di accesso alle sedi vaccinali, non sempre prossime allo loro abitazioni.
Ad aggravare la situazione, le cronache di stampa di questi giorni, riportano che al loro posto si sono fatti avanti assessori ed impiegati comunali di 30 o 40 anni. Al danno si aggiunge la beffa!
La situazione va di sicuro chiarita, ma se risultasse vero che tali assessori non avrebbero avuto diritto a tale precedenza, bene farebbero a vergognarsi e a rassegnare le dimissioni. È infatti inaccettabile che pazienti fragili, oncologici ed ultraottantenni possano essere stati esclusi dalla vaccinazione a favore dei soliti “furbetti” di turno.
Ancora una volta, anziché togliere le cause di impedimento ed assicurare la possibilità di accesso alle sedi di somministrazione, si sarebbe preferito non affrontare la questione e continuare nella logica di favorire l’amico dell’amico. Non siamo nella repubblica delle banane!
In conferenza stampa, il presidente Zaia ha affermato che saranno vaccinati, oltre agli ottantenni, anche chi li accudisce purché maggiore di 65 anni. E se la badante, il figlio o la figlia fossero più giovani, non potrebbero trasmettere il virus alla persona anziana o ad altri familiari?
Siamo ancora alla prima fase della somministrazione del vaccino. Il tempo stringe: più siamo inefficienti e più i contagi ed i ricoveri in ospedale ed in terapia intensiva aumentano, così come la possibilità del virus di modificarsi. Basta approssimazione e superficialità.
La salute è un diritto inalienabile e, come tale, va garantito a tutte/i.
Katia Manganotti, per il Coordinamento regionale Sanità del Partito della Rifondazione Comunista del Veneto
È possibile firmare online la petizione delle cittadine e dei cittadini europei “Nessun profitto sulla pandemia” a questo link ➡ noprofitonpandemic.eu/it