Per una adeguata risposta ai bisogni di salute mentale sono necessari da una parte una riflessione condivisa sulla complessità della salute mentale dell’infanzia dell’adulto e delle dipendenze e dall’altra maggiori investimenti e un adeguamento degli organici nei servizi citati: è questa, in estrema sintesi, l’esigenza evidenziata da Tiberio Monari, responsabile dell’Osservatorio regionale Salute Mentale – CGIL Medici, nel corso della recentissima iniziativa online “Covid e salute mentale”, che trovate integralmente sul canale YouTube “Rifondazione Comunista Treviso”.
Il Veneto arretra tra il 2016 ed il 2018 alla penultima posizione tra le regioni per il rapporto tra spesa in salute mentale e spesa sanitaria complessiva, passando dal 2,9% al 2,5%, a fronte di una media nazionale del 3,4%, già ben al di sotto dell’obiettivo prefissato al 5% e di investimenti che in alcuni Paesi europei arrivano al 10%. Su scala nazionale, il rapporto sulla salute mentale 2016 evidenziava tagli, negli anni precedenti, del 40% degli organici, e nel triennio 2015-2017 i dati presentavano diminuzioni di 500 medici, 100 psicologi, 1000 infermieri, nonostante in questo periodo i pazienti fossero aumentati di 80.000 unità. Da uno studio del 2016 della Società Italia di Epidemiologia Psichiatrica emerge che i Dipartimenti di Salute mentale sono in grado di rispondere correttamente a solo il 55,6 % del fabbisogno assistenziale stimato.
Su questa situazione consolidata irrompe gravemente la pandemia. Non è ancora possibile comprenderne gli effetti con esattezza, tuttavia la Società italiana di Psichiatria rileva un aumento del 30% dell’utenza in carico ai servizi, ostacolati oltretutto nel compiere il proprio lavoro dalle obbligate restrizioni relazionali. E’ percepibile dagli operatori un rischio immediato di sottodiagnosi, se non si instaura uno strettissimo collegamento con la medicina di base.
Giordano Padovan, anch’egli psichiatra e relatore dell’iniziativa, ritiene fondamentale la continua ricerca e inchiesta sugli effetti della pandemia sulla salute mentale, esattamente al contrario della superficialità con la quale le istituzioni si guardano bene dal sollevare il coperchio su questa stretta connessione; sottolinea che già oggi la situazione dei ricoveri psichiatrici è fortemente messa in difficoltà dal fenomeno Covid, in particolare nei centri maggiori. E’ un segnale chiaro di aumento della condizione di stress dato da molteplici fattori: alla paura di ammalarsi della prima fase si è affiancata in maniera importante la situazione di crisi sociale, con il timore di perdita del posto di lavoro; una situazione (ed una prospettiva) sociale esplosiva soprattutto in combinazione con il trauma della reclusione da lockdown e la riduzione della socialità.
Troviamo poi una ulteriore conferma degli effetti pandemici nell’ambito della scuola superiore, con aumenti significativi del disagio intrapsichico e della dispersione scolastica; ed è proprio nell’insorgenza della malattia che, prosegue Monari, serve un intervento forte e decisivo ad evitare la cronicizzazione attraverso degli interventi precoci e un investimento su attività di prevenzione.
E’ necessario sul terreno politico un deciso impegno comune nel tenere alta l’attenzione e la rivendicazione per un adeguamento dei servizi di salute mentale dell’infanzia e dell’adulto e delle dipendenze , unendo in questa vertenza i vari ruoli e le varie istanze sociali; associazioni di utenti e famigliari, cittadini , pazienti, sindacati, realtà educativa, difesa della salute nei luoghi di lavoro.