La strage sul lavoro non ha fine. Non avranno fine nemmeno le consuete dissertazioni sulla “fatalità” ed i riti del minuto di silenzio. Sarà la magistratura, si spera, a fare chiarezza sulla terribile vicenda dell’omicidio bianco di Mattia Battistetti, giovanissimo lavoratore schiacciato da un ponteggio in cantiere.Tra le abituali scusanti, che in questa continua mattanza sembrano non avere fine, sembra prendere sempre maggiormente piega una ben precisa linea difensiva da parte del padronato: “L’azienda ha fatto tutta la formazione necessaria, i lavoratori hanno partecipato a x corsi per x ore”. La formazione teorica diventa sempre di più la protezione dell’azienda (che farebbe “la sua parte”) di fronte alla tragicità dei fatti. Solo chi non conosce le dinamiche reali del lavoro, può sopravvalutare in questo modo l’efficacia pratica di corsi e spiegoni.
Vi sono almeno tre ambiti che hanno una incidenza ben più decisiva: ritmi e condizioni di lavoro sempre peggiori ai quali gli operai vengono sottoposti; una guardia bassissima da parte delle istituzioni, con lo Spisal e gli enti preposti gravemente sottofinanziati e nella sostanza incapaci di compiere il proprio ruolo di controllo e sanzione dei tanti comportamenti scorretti, negligenti, imprudenti delle aziende; una concezione del lavoro, purtroppo ben radicata in Veneto, basata sull’idea compulsiva della “prestazione”, da eseguire nel minor tempo possibile, spesso vantando una modalità competitiva, impavida, forzosa, e volontariamente priva di pause e protezioni. Esempi, ancora troppo frequenti nei luoghi di lavoro, di vero e proprio “machismo lavorativo” persino dileggiante delle regole. Una riflessione su quest’ultimo punto va fatta assolutamente dentro l’ambito operaio, specie maschile.
E’ necessaria, in termini decisi, una stretta sul tema della sicurezza, che veda il movimento operaio impegnato a ricostruire rapporti di forza interni ai luoghi di lavoro per combattere soprusi dell’impresa e delle gerarchie aziendali (che oltretutto rispondono penalmente dei fatti); e che veda il movimento operaio stesso con un ruolo politico centrale nel rivendicare il funzionamento degli organismi preposti al controllo, con un netto cambio di passo quantitativo e qualitativo.